LE EMOZIONI

“Le emozioni hanno un ruolo fondamentale per la nostra sopravvivenza: servono a guidarci, a individuare i pericoli e a difenderci. Quando però la loro intensità diventa eccessiva, o quando non riusciamo a riconoscerle, corriamo il rischio che si rivoltino contro di noi.” Cit. 

Questa affermazione l’ho trovata ricercando il significato di emozioni, ma mi fà pensare: le emozioni diventano rischiose se sono eccessive o non riusciamo a riconoscerle? Io ho bloccato per tantissimo tempo le mie emozioni e alcune sono ancora sotto chiave, sono emozioni che mi nego di sentire perchè sono troppo, appunto, eccesive o ne ho paura, ma quando ho preso il coraggio di permettermi di sentirne alcune, quello che ho capito è che l’unica cosa giusta da fare con le proprie emozioni è lasciarle uscire, lasciare che invadano il nostro stomaco, fino alla gola alla bocca e agli occhi, possono darci l ‘impressione di farci affogare quando le lasciamo libere di esplodere dentro di noi, ma è l ‘unica via, bisogna solo capire dove canalizzarle, la rabbia per esempio se ho bisogno di farla uscire cercherò un posto dove poter urlare a squarciagola, o dove poter correre più forte che posso, non mi metterò a tirare pugni ad un albero perchè allora sarebbe farmi del male. Le emozioni , tutte, hanno bisogno di essere espresse, altrimenti provocheranno malessere e disfunzioni dentro di noi. Nello yoga ho trovato il coraggio di sentire cosa succedeva dentro di me, e con grande fatica ma determinata, ho permesso alle mie emozioni di farsi spazio dentro di me, ogni giorno cerco di ascoltarmi sempre più, perchè solo così posso trovare davvero la mia serenità emotiva e fisica.

Un pò di teoria:

Che cosa sono le emozioni umane?

Le emozioni umane sono un fenomeno complesso e un campo di indagine sterminato. Se qualcuno dovesse chiederci che cosa sono, sarebbe difficile rispondere. Sono pensieri, riflessi fisiologici, oppure impulsi comportamentali? Le esperienze emotive sono tutti questi aspetti insieme.

Spesso confuse con gli stati d’animo o i sentimenti, le emozioni sono processi multicomponenziali che informano le nostre vite, determinano le nostre azioni e i nostri comportamenti. Sono risposte innate, composte da fenomeni involontari, automatici e simultanei, che coinvolgono sia il corpo che la mente. 

Pensiamo a quando ci si corruga il volto per un torto subito, o a quando scappiamo spaventati davanti a un pericolo, o a come i nostri pensieri si tingono di nero quando subiamo una perdita: i fattori che entrano in gioco sono molteplici e di natura diversa.

Come sono fatte le emozioni

Le emozioni sono risposte a uno stimolo. Questo stimolo può essere interno, come un pensiero o una sensazione corporea, o esterno come un amico che ci dà buca o il capo che ci urla contro, e dà luogo a una serie di modificazioni a livello del sistema nervoso.

Si configurano così le reazioni emotive che sono caratterizzate da aspetti fisiologici, come i cambiamenti:

  • nella frequenza cardiaca
  • nella temperatura corporea
  • nelle espressioni facciali
  • nell’attivazione muscolare 
  • nel livello di ossigeno del sangue.

Ma anche da aspetti cognitivi, come:

  • la valutazione della natura dello stimolo (appraisal)
  • i cambiamenti verbali 
  • la tendenza all’azione
  • la messa in atto di un comportamento specifico (per esempio, aggredire se siamo arrabbiati o scappare se siamo spaventati).

Ognuna delle diverse componenti del “sistema emozione” influenza le altre. Modificare una parte del sistema può voler dire modificare l’intera risposta. Questa è un’ottima notizia in termini di regolazione emotiva: per calmarci, per esempio, possiamo agire sui pensieri, sul corpo o, ancora, sui fattori che ci rendono più vulnerabili, nel breve e nel lungo termine.

A cosa servono le esperienze emotive

Le emozioni sono la nostra bussola interna: rivestono un ruolo fondamentale nei processi di decisione, giudizio e ragionamento. Ci danno informazioni sul nostro stato, sul livello del nostro benessere, permettono di gestire le decisioni cruciali, ci aiutano a capire le nostre necessità.

Secondo la teoria darwiniana, tutte le emozioni sono indispensabili da un punto di vista evolutivo: sono il risultato di un lungo processo di adattamento che ha reso più efficaci le risposte degli esseri umani all’ambiente circostante, garantendo la sopravvivenza della specie. Per esempio: senza paura non ci fermeremmo al semaforo rosso; senza rabbia non ci difenderemmo dalle ingiustizie e dalle offese; senza la tristezza non riusciremmo a elaborare i lutti e le perdite.

Le 3 funzioni fondamentali delle emozioni

Le emozioni, nello specifico, svolgono 3 funzioni fondamentali:

  • Ci attivano a livello neurofisiologico, preparandoci all’azione. Ci spingono a mettere in atto un comportamento fondamentale per la nostra sopravvivenza, senza la mediazione del ragionamento. Permettono di risparmiare tempo in caso di pericolo o di emergenza
  • Comunicano agli altri come ci sentiamo. Le espressioni facciali, il tono della voce, la postura, i gesti e le azioni forniscono agli altri un segnale importante sul nostro stato
  • Informano a noi stessi di come stiamo. Sono segnali che parlando del nostro stato interno, dei nostri livelli di soddisfazione e benessere. Per esempio, ci dicono se stiamo o meno raggiungendo i nostri obiettivi personali, affettivi e interpersonali.

Quali sono le 5 emozioni primarie

Le 5 emozioni primarie sono emozioni fondamentali (o di base): sono innate, espresse universalmente, da tutti in qualsiasi tempo, luogo e cultura.

Ognuna ha un suo preciso scopo dal punto di vista evolutivo:

  • la paura segnala un pericolo e serve a metterci in salvo con la fuga, l’attacco, o l’immobilità
  • la tristezza, legata a una perdita, ci dà il tempo di ritirarci, di riflettere e di elaborare quanto perduto
  • la rabbia segnala un torto subito e ci dà una mano a metterci nella posizione di difendere e rivendicare i nostri diritti
  • il disgusto ci allontana da qualcosa di fisicamente o moralmente negativo per noi
  • la gioia si prova quando siamo soddisfatti del nostro stato, per indurci a mantenerlo.

Le emozioni secondarie

L’esperienza emotiva umana si fonda oltre che sulle emozioni di base, anche sulle emozioni secondarie. Queste si sono originate nel corso dello sviluppo filogenetico da quelle primarie e sono una combinazione di esse. Ne sono un esempio:

Sono anche definite emozioni sociali: servono per favorire la cooperazione e la coesione del gruppo, ci aiutano a vivere con gli altri e a integrarci.

In base a criteri edonici, fondati cioè sul piacere o dispiacere che provocano, possiamo distinguere anche tra emozioni negative e positive. Questa distinzione non è fondata su un giudizio di valore: nessuna emozione è migliore o peggiore dell’altra. Hanno tutte la stessa rilevanza per il nostro benessere e per la nostra salute.

Quando l’emotività va fuori controllo

Le emozioni a volte possono essere troppo intense rispetto alla specifica situazione che stiamo vivendo. Questo accade perché intervengono fattori appresi nella nostra storia di vita o aspetti traumatici che funzionano da amplificatori di vulnerabilità.

Anche in questo caso, le emozioni sono utili e ci proteggono, ma possono essere vissute con fatica e difficoltà. 

La psicoterapia può aiutarci a mettere a fuoco questi fattori di vulnerabilità e a darci gli strumenti per poter regolare meglio l’intensità dei nostri stati emotivi.

L’alessitimia

L’alessitimia è la difficoltà nell’identificare, descrivere e interpretare le proprie emozioni e quelle degli altri. Chi soffre di alessitimia trova complicato distinguere tra emozioni e sensazioni fisiche e, di solito, non riesce a rendersi conto delle cause che le provocano. L’alessitimia si pone, talvolta, alla base di alcune difficoltà emotive. 

Cosa succede se non riusciamo a comprendere le nostre emozioni? Se non riusciamo a trovare la giusta etichetta per il groviglio di sensazioni fisiche e mentali che stiamo provando? 

Per esempio, se non riusciamo a riconoscere che alcuni elementi fisiologici (come sudorazione o salivazione) derivano dall’ansia, potremmo pensare di avere qualcosa di grave e la paura potrebbe diventare un attacco di panico.

Saper riconoscere e identificare quello che si sta provando è fondamentale per gestire in maniera efficace le emozioni. 

Quali sono le emozioni più forti e come gestirle

Le emozioni più forti sono quelle che sembrano incontrollabili e che, per la loro intensità, ci spaventano e ci disorientano. Le emozioni negative come la paura, il disgusto, e la rabbia sono di certo tra le reazioni emotive più intense.

Anche le emozioni positive, tuttavia, possono fare paura. L’amore ad esempio mette in difficoltà molte persone. Si può aver paura di innamorarsi, o di essere felici (cherofobia), o della sensazione di intimità.

Per vivere pienamente è importante saper dare un nome alle emozioni. Un intervento di psicoeducazione emotiva, che insegni attivamente che cosa si prova e a capirne l’origine, può rivelarsi fondamentale per il proprio benessere.

Fonte: La finestra sulla mente, Santagostinopsiche

Questa è appunto la teoria, poi ci siamo noi, che abbiamo la possibilità e la capacità di interagire con le nostre emozioni, come ho detto all’inizio l ‘unica via è il lasciarle manifestare ma prima di lasciare libero sfogo dobbiamo chiederci se sono messe nel posto giusto, è una cosa non semplice da fare ma essenziale per imparare a elaborare e capire cosa succede dentro di noi e per far si di non essere in balia delle emozioni ma capire che abbiamo noi il comando su di esse. Un’ esempio: sono una mamma stanca, con un sacco di problemi per la testa e un bambino piccolo che non mi obbedisce, come mi fà sentire mio figlio che non mi ascolta?

-Arrabbiata? Frustrata? una cattiva mamma? sola? tutto questo? è normale è successo a tutte noi.

Qual’è la mia reazione di fronte alla situazione e alle emozioni che stò provando? bè potrei alzare la voce con il mio bambino, oppure metterlo in castigo o ignorarlo, o sedermi in un’angolo a piangere scoraggiata, quale scegli?

Ti dico invece la strada che ti farà sentire meglio: puoi fermarti un’attimo (non scappa niente) guardare il tuo bambino giocare e capire che lui è nel suo mondo, non ti obbedisce non perchè vuole farti un dispetto ma perchè la sua attenzione è su ciò che stà facendo, in quel momento è quello il suo focus, già vedere questo dovrebbe farti abbassare il senso di frustrazione e di rabbia, poi puoi soffermarti un’attimo su quello che senti, sei stanca? ne hai il diritto! riposati, trova uno spazio per te, te lo devi, ti senti sola? chiedi aiuto, non c’è niente di cui vergognarsi, ti senti frustrata? pensa da quanto tempo non fai più quella cosa che ti faceva star bene e organizzati per farla. Poi se vuoi puoi avvicinarti al tuo bambino, sederti accanto a lui e entrando nel suo mondo, chiedergli di fare quello che gli avevi detto, ti stupirà vedere che allora magicamente lui ti ascolterà.

Questo è un piccolo esempio su come puoi leggere e mettere al posto giusto le tue emozioni, sicuramente non è una cosa semplice ma se si comincia ogni giorno troverai sempre più gratificante essere padrone di quello che senti.

Fermarsi e ascoltarsi è la cosa più difficile da fare, lo ripeto spesso, ma è un regalo prezioso che puoi farti. Lo yoga ha questo scopo e ti insegna e ti guida a capire come farlo.

W lo yoga, W le emozioni

Se non l’avete mai visto vi consiglio il cartone animato: INSIDE OUT, insegna molto anche a noi adulti.

Leggere meno social e più persone

Ormai la nostra vita ha molto a che fare con i social, chi più chi meno, ma ognuno di noi, ogni giorno, posta qualcosa, una storia, un’evento, uno stato o semplicemente và a guardare quello degli altri. Da quando questa tecnologia è entrata nella nostra quotidianità sono cambiate molte cose. Sicuramente abbiamo fatto passi da gigante, penso al mio caso, prima per far sapere che avrei organizzato una lezione, avrei dovuto stampare e distribuire centinaia di volantini per il paese, oggi mi bastano pochi click e la mia locandina arriva nelle case di molte persone, straordinario no? Pensiamo anche ai nostri bambini, con questa maledetta pandemia avrebbero perso mesi e mesi di scuola, invece la DAD gli ha permesso di rimanere “collegati”. E non solo, tante persone hanno cominciato a lavorare da casa, potendo così sopperire a una mancanza di lavoro e stipendio, sicuramente dobbiamo ringraziare questa enorme tecnologia, ma la mia riflessione di oggi verte su come questo modo di gestire la nostra vita in modo diverso abbia, inevitabilmente, cambiato la nostra comunicazione con gli altri.

Apro i social e trovo articoli di cultura generale, gossip, cronaca, opinioni, come si fà con un normale giornale cartaceo, la differenza è che quando leggevi il giornale al bar, non ti saresti mai sognato di prendere la biro per scrivere sotto l’articolo la tua o telefonare all’autore per dirgli che è una testa di cavolo, che non capisce niente o addirittura che deve venirgli il cagotto (per essere sottile). Avevi la tua opinione che poteva essere discordante con la sua, magari ti giravi verso il tuo compagno di bancone e cominciavi con lui un sano dibattito sulle tue ragioni, poi finivi il tuo caffè ed andavi al lavoro.

Oggi non funziona più così, la gente appena legge sui social qualcosina che non gli piace sente il bisogno di “commentare” e fin qui niente di male, anzi ognuno deve credere nelle proprie idee, ma cosa invece li legittima ad offendere ed essere maleducati per sostenere le proprie ragioni? Mi chiedo se le stesse cose che questi “leoni da tastiera” si permettono di scrivere le direbbero anche in faccia alla persona interessata, e se così fosse, cosa ancora più fondamentale, mi piacerebbe sapere se sosterrebbero il confronto. Perchè di base questo è il problema, dietro alla maleducazione e, aggiungerei, ignoranza di queste persone c’è la mancanza di capacità di relazionarsi.

Lo fà pensare la facilità con cui le persone ti “bloccano”……bloccano? fino all’anno scorso non avevo idea di che cosa significasse, per qualche giorno ho pensato che il telefono della destinataria del mio messaggio non avesse campo o fosse spento, poi mi hanno spiegato…….”ahhhh ho capito e si può fare davvero?” ho chiesto, “è una cosa consentita? perchè la trovo di una bruttezza esagerata”. Non so a quanti di voi è capitato, ma io mi sono sentita davvero offesa, perchè se questa persona si era sentita ferita da me non me l’ha detto? avremmo parlato, magari le avrei chiesto scusa, ma non sapendo nemmeno perchè, sinceramente mi sono sentita spazzatura, non meritavo nemmeno di essere presa in considerazione, mi aveva bloccato e punto.

In ogni mio articolo cerco di trasmettere l’importanza dell’ascoltarsi, del fermarsi e percepirsi, ma diventa tutto più difficile se poi ci si sente legittimati a “bloccare”, non solo la persona, ma un rapporto, un’emozione, un confronto che porterebbe ad una crescita personale, la vita.

Che messaggio stiamo passando ai nostri figli? che quando una cosa o peggio ancora una persona, dice qualcosa di sbagliato la si può bloccare? Dovremmo insegnargli a convivere con tutti anche con chi non gli piace, insegnargli a parlare ed esprimere ciò che pensano, con educazione ed intelligenza, e insegnargli ad accettare che ci sono milioni di persone al mondo che non la pensano come loro, ma hanno cmq il diritto al rispetto e che il confronto è una cosa bellissima.

Se penso a quante persone nella mia vita mi hanno fatto cambiare idea, spiegandomi il loro punto di vista e facendomi vedere la situazione da una prospettiva che da sola non avrei notato. Tutte queste persone mi hanno arricchito, hanno aperto la mia mente, hanno fatto di me ciò che sono oggi, e quante volte ancora cambierò punto vista? spero tantissime, per vedere la vita da ogni angolazione possibile e con occhi sempre diversi.

Allora il mio proposito è quello di leggere meno social e più le persone, come? dai piccoli gesti: fermarmi a parlare con la cassiera, chiedere al giornalaio come sta, nei tempi di noia invece che prendere il telefonino prendere un libro e leggerlo coi miei bambini, andare a fare una passeggiata e soprattutto ritrovare la bellezza di avere lo sguardo puntato verso il cielo e non verso uno schermo.

Ansia e Depressione, perchè lo yoga può aiutarti?

Numerose ricerche scientifiche confermano l’efficacia dello yoga nella cura alla depressione e la stessa filosofia di accettazione insita in questa pratica può aiutare ad acquisire una maggiore capacità di gestione dello stato depressivo. Il perché ce lo spiega il dott. Michael Tompkinspsicoterapeuta cognitivo-comportamentale presso il San Francisco Bay Area Center for Cognitive Therapy: egli sostiene che quasi tutte le persone che sperimentano attacchi di panico o episodi di depressione sono così spaventate che investono tutta la loro energia nel cercare di non ripetere quella brutta esperienza. Utilizza così una metafora: se remiamo contro la corrente, essa ci fa annegare. Se invece galleggiamo e ci facciamo trasportare pian piano essa ci porterà a riva. La pratica degli asana aiuta a contrastare la depressione provocata dall’ansia perché riduce gli ormoni da stress come il cortisolo e l’adrenalina, producendo la cosiddetta “risposta di rilassamento”. Questa risposta varia da individuo a individuo, ma se attivata permette una maggiore accettazione delle sensazioni che si provano che non vengono più rifiutate o sfuggite, ma affrontate con una variabile dose di serenità.

Cit.

Questa è la spiegazione scientifica che ho trovato navigando in internet, ma a me piace parlare in parole povere. Mi è piaciuta molto la metafora che hanno usato, perchè purtroppo è proprio così, chi prova situazioni destabilizzanti come un’attacco di panico o una costante sensazione d’ansia è portato a evitare il luogo o la situazione che può aver scatenato questa reazione.

Devo dire, per esperienza, che difficilmente quando si parla di attacchi di panico, depressione o stati d’ansia importanti , si può limitare ad un certo posto o situazione la causa, ma le cause sono dentro di noi. Mi spiego meglio: se rimango chiusa in un’ascensore e ho un’attacco di panico, questo è riconducibile ad un episodio di claustrofobia, e sarò portata per qualche tempo a evitare luoghi chiusi, magari per un pò non prenderò più gli ascensori, ma poi il mio sistema difensivo e la mia mente, elaborerà l’accaduto come un’evento isolato, attribuendo la mia ansia a quel singolo evento e riprenderò a spostarmi senza problemi. Se invece dopo un’evento del genere, non prenderò mai più l’ascensore, mi ci vorrà tanto tempo per elaborare e accettare la paura che ho provato ed eviterò ogni luogo chiuso che potrebbe farmi rivivere la stessa sensazione, allora stiamo parlando di problemi più intrinsechi dentro di noi, riconducibili a cause profonde, che l’episodio dell’ascensore non ha fatto altro che accentuare.

Una volta una persona mi disse:” Stai guardando la tua ansia dalla prospettiva sbagliata, lei non è la malattia ma il sintomo. Come il raffreddore è il sintomo di un’influenza, la tua ansia è il sintomo che il tuo corpo ti stà mandando per qualcosa che non và, può essere qualsiasi cosa, ma sta a te capirlo.

Ho provato molte strade per arrivare a capire cosa mi stavano dicendo il mio corpo e la mia mente, finchè ho incontrato lo yoga, nonostante pratichi da 12 anni è ancora molto difficile per me fermarmi e ascoltarmi, c’è tanto rumore dentro di me e molte cose che non ho ancora il coraggio di guardare in faccia e accettare, molte cose che ancora non so perdonarmi, e molte persone che ancora non so lasciare andare, ma ogni volta che mi metto sul tappetino e chiudo gli occhi ci provo, e ogni volta è un passo in più.

La prima cosa che mi ha insegnato lo yoga è stato respirare, sembra strano a dirlo ma fino ad allora non avevo mai respirato veramente ero un fascio di nervi contratti con un respiro alto e corto. Mi ricorderò sempre, la prima volta che mi sono data il permesso di respirare, ero in cucina, stavo lavando i piatti e avevo fatto qualche lezione di yoga dove mi era stato spiegato come fare per respirare davvero, ricordo che lasciare andare il mio addominale e permettere alla’aria di arrivare fino al diaframma è stata una fatica enorme, come una persona che si deve buttare da uno scivolo altissimo, poi piano piano ho lasciato andare e la mia pancia si è rilassata, l’aria è entrata dove da tempo non arrivava e la prima sensazione è stata di panico, ma invece di bloccare per la paura ho continuato a lasciare andare e ho finalmente ricominciato a respirare.

Praticando la disciplina dello yoga piano piano i miei attacchi di panico sono scomparsi, come accennato prima la mia strada è ancora lunga e i problemi da risolvere ancora molti, ma quando penso allo yoga e al perchè ho deciso di diventare insegnante, mi rispondo che lo yoga in qualche modo mi ha salvata, mi ha sicuramente cambiata, ha aperto cassetti della mia mente che altrimenti non avrei mai scovato e ha cambiato la mia visione della vita, e vorrei che chiunque ne abbia bisogno, possa provare tutto questo.

In conclusione lo yoga si, può aiutarti con ansia e depressione, ma devi essere disposta a guardarti dentro, a lasciarti andare, a fidarti del tuo corpo e delle tue emozioni, a fidarti di te stessa, e non c’è esperienza più bella.

Folli Silvia

“Scopri chi sei e non avere paura di esserlo”

Cit.

Perchè dovrei cominciare a praticare yoga?

Nonostante i molteplici benefici ormai noti nel praticare costantemente questa disciplina, a volte non si è ancora convinti. Come ogni tipo di attività, non è detto che lo yoga piaccia a tutti, ne tantomeno che ogni persona riesca a sentirsi bene nel praticare. Ma forse alcune volte è il modo in cui ci avviciniamo ad esso che fà la differenza. Negli sport in genere si fatica molto o ci si muove molto, si suda, ci si concentra molto sull’obbiettivo, per esempio, se devo fare una serie di addominali, dovrò sforzarmi per resistere allo sforzo, se devo alzare dei pesi devo essere concentrata obbligando il mio corpo a superare i suoi limiti e la mia mente a convincermi di farcela. se gioco una partita di calcio, la mia mente sarà concentrata sugli schemi sul gioco di squadra, in qualsiasi sport che pratichiamo la mente trova la sua “missione” per permetterci il risultato, ma nello yoga non è così, è anche per questo che lo yoga non è uno sport, in questa disciplina la cosa più difficile da fare e anche la più destabilizzante è fermare la mente, è ascoltare il corpo, il respiro e le nostre emozioni, un lavoro enorme.

Quante volte ti sei fermata ad ascoltarti, ma ascoltarti davvero, fermando il flusso dei tuoi pensieri facendoti piccolissima ed entrando in te per osservare quello che succede.

Quando vai ad una lezione di yoga questo deve essere il tuo scopo, le asana, cioè le posizioni yogiche sono un’aiuto, un supporto, ma tu potresti praticare yoga stando 1h in shavasana

e avresti cmq fatto lezione, la parte più difficile non è la posizione ma la tua capacità di svuotare la mente concentrarti su quello che stà succedendo nel tuo corpo in una posizione di totale immobilità, portare attenzione al tuo respiro senza giudizio, ma solo guardandolo, sentire i tuoi muscoli, le tue articolazioni i tuoi organi e il prana, ossia energia vitale, che scorre dentro te.

Ecco dunque perchè dovresti fare yoga, provandoci almeno una volta ma nel modo giusto, assapora questo meraviglioso regalo che fai a te stessa nel fermarti e percepirti fino in fondo all’anima.

Buona pratica

Benefici dello yoga

Ricordiamo che per ottenere davvero dei benefici dallo Hatha Yoga è necessaria una pratica costante. L’ideale è iscriversi a un corso di Hatha Yoga con lezioni da seguire una o due volte alla settimana e nel frattempo continuare la pratica personale a casa.

I benefici dello Hatha Yoga coinvolgnono la nostra salute psico-fisica. I primi benefici dello Hatha Yoga riguardano il corpo e sono piuttosto evidenti. Infatti grazie alle pratica delle asana il nostro corpo diventa più flessibile, i muscoli e le articolazioni via via perdono la rigidità causata da una vita troppo sedentaria mentre le ossa si rigenerano proprio grazie al movimento.

La pratica costante delle asana rende il corpo più elastico e tonifica i muscoli grazie ad esercizi fluidi ma comunque mai troppo faticosi. Da questo punto di vista la pratica dello Hatha Yoga ci insegna fin da subito a riconoscere i nostri limiti. Solo quando accettiamo e riconosciamo i nostri limiti – dal punto di vista fisico e non solo – possiamo iniziare a lavorare su noi stessi per migliorarci e, se vogliamo, per superarci.

Lo Hatha Yoga insegna il non giudizio. Nella pratica non ci deve essere competizione con gli altri. In realtà la gara non è nemmeno con se stessi, dato che i risultati migliori si raggiungono sì con l’impegno ma soprattutto con la capacità di abbandonarsi al flusso della pratica e di lasciarsi andare senza rimanere troppo ancorati a ciò che si è o che si crede di essere.

Inoltre lo Hatha Yoga migliora la postura, può risultare benefico per alleviare il dolore soprattutto per chi soffre di mal di schiena, praticando le asana più adatte, e ha una decisa azione calmante e rilassante.

Gli esercizi di respirazione dello Hatha Yoga ci aiutano ad inspirare ed espirare con più tranquillità. Quando il respiro rallenta, la mente si calma ed è proprio questo uno degli effetti benefici dello Hatha Yoga che stupisce di più chi si avvicina alla pratica. Nella vita quotidiana infatti sembra quasi impossibile fermarsi per qualche minuto e respirare con calma per rilassare il corpo e la mente.

Nella pratica di asanapranayama e meditazione l’effetto è immediato. Ci si sente meglio, più tranquilli e stabili, senza cambi di umore e più flessibili. Con il passare dei mesi ciò che si scopre è un cambio di punto di vista, si accetta di più il presente e si prova più gratitudine. Aprendo gli occhi ad una prospettiva ben più ampia. Lo yoga insegna che siamo tutti differenti e che siamo tutti uguali. In questa visione ogni persona è speciale e ogni persona è unica, e per questo meravigliosa.

Dunque non è solo la pratica fisica sul tappetinoma entra nella vita senza neanche accorgersene. Sono davvero numerosi i benefici psicologici dello yoga. Il corpo e la mente reagiscono in modo spontaneo e spesso ci accorgiamo del risultato e degli effetti solo dopo molto tempo. Ma quello che cambia e come il corpo risponde comincia già dalla prima lezione.

Da ormai molti anni è provato dalla scienza che lo yoga fa bene al corpo e alla mente e che contribuisce ad alleviare molti sintomi cronici. Tra i numerosi studi realizzati riportiamo la ricerca dell’Erasmus University Medical Center di Rotterdam, secondo cui lo yoga contribuisce a proteggere dal rischio di malattie cardiache e da quello della sindrome metabolica.

È stato scoperto, infatti, che chi pratica yoga presenta un minor rischio di obesità, pressione e colesterolo alti. Come mai? Il perché è subito detto: gli asana che sviluppano forza, flessibilità e migliorano la respirazione, portano a una riduzione della pressione arteriosa.

Ricordiamo inoltre che lo yoga è efficace contro il mal di testa, l’insonnia e i dolori mestruali. Inoltre, previene molti dei disagi tipici della menopausa.

I benefici dello yoga a breve termine

Cosa succede dopo una classe di yoga:

  • aumenta la concentrazione;
  • si riduce lo stress;
  • diminuisce la rigidità del corpo;
  • aumenta la flessibilità;
  • migliorano le funzioni del cervello come la memoria e la capacità di apprendimento;
  • il corpo si rilassa;
  • il cuore batte più leggero.

I benefici dello yoga a medio termine

Dopo alcuni mesi di pratica, lo yoga regala molto di più:

  • riequilibra la pressione del sangue;
  • migliora la capacità polmonare per respirare più profondamente;
  • migliora la sessualità aiutando a risolvere problemi legati al sistema riproduttivo;
  • riduce i dolori cronici e il mal di schiena;
  • diminuisce l’ansia e la depressione;
  • migliora l’equilibrio;
  • il sistema nervoso migliora le sue funzioni calmando il corpo e la tensione fisica;
  • le ghiandole riducono la produzione del cortisolo, l’ormone dello stress che causa le voglie di cibo spazzatura;
  • i muscoli diventano più tonici;
  • migliora la flessibilità arrivando a poter effettuare posizioni che prima non erano accessibili;
  • si rafforzano virtù come calma e pazienza;
  • migliora la percezione del corpo facendo più attenzione a cosa si mangia;
  • il corpo diventa più forte e pulito, dentro e fuori;
  • aiuta la disciplina.

Dopo alcuni anni di yoga, la pratica aiuta a migliorare sotto ogni punto di vista le performance del corpo e della mente con molti altri enormi benefici:

  • le ossa si rafforzano, diminuendo il rischio di osteoporosi ed artrite;
  • diminuisce il rischio di malattie;
  • riduce le problematiche cardiache;
  • il cervello ottiene maggiore controllo sulla paura e la rabbia;
  • si apprende a lasciar andare ciò che non serve più, sia a livello fisico muovendosi in asana in maniera più profonda ogni giorno e fuori dal tappetino lasciando andare lo stress e le emozioni spiacevoli;
  • il massaggio che si ottiene grazie alle asana sugli organi regala un organismo che si rinnova e ringiovanisce ogni giorno;
  • l’energia e la vibrazione positiva che si trasmette viene sentita anche dagli altri.

Sono molti i benefici dello yoga ed è per questo che molto spesso viene consigliata dai medici come parte integrante di terapia e guarigione. Tra l’altro, lo yoga è per tutti, è adatto a tutti e tutti ne possono trovare beneficio. Che sia solo per muoversi un po’, per riprendersi da un trauma fisico o emotivo, per perdere peso: non importa chi sei o per quale ragione arrivi sul tappetino, i benefici sono assicurati.

Cit.

Yoga e pressione alta o bassa

(Reuters Health) – Con l’obiettivo di valutare l’efficacia dello yoga sulla pressione arteriosa, alcuni ricercatori della Connecticut University, guidati da Yin Wu, hanno analizzato i dati provenienti da 49 studi clinici per un totale di 3.517 partecipanti. Generalmente, si trattava di uomini e donne sovrappeso, di mezza età e ipertesi.

Questi studi più piccoli hanno valutato la pressione arteriosa prima e dopo l’assegnazione a caso dei partecipanti a fare yoga o ad essere parte di un gruppo di controllo senza programmi di esercizio fisico. Nel complesso, le persone nei gruppi yoga hanno avuto riduzioni medie della pressione sistolica superiori ai 5 mmHG rispetto a quelle nei gruppi di controllo, mentre la pressione diastolica con lo yoga si è ridotta di 3,9 mmHG in più.

Quando i soggetti ipertesi hanno fatto yoga tre volte a settimana in sessioni che hanno incluso anche esercizi di respirazione e rilassamento, i loro valori medi sono calati di 11 mmHG per quanto riguarda la pressione sistolica e di 6 mmHG per quella diastolica.

“I nostri risultati non solo dimostrano che lo yoga può avere un’efficacia pari o superiore all’esercizio aerobico per abbassare la pressione, ma hanno anche quantitativamente evidenziato l’importanza di mettere in risalto le tecniche di respirazione yoga e quelle di rilassamento mentale/meditazione insieme alla parte fisica della pratica – osserva Yin Wu -. Quindi, lo yoga, insieme ad altri interventi sullo stile di vita (come alimentazione e cessazione dell’abitudine del fumo), dovrebbe essere adottato subito anche quando la pressione è relativamente bassa e dovrebbe essere continuato insieme ai farmaci quando la pressione è relativamente elevata”.

Lo yoga è apparso meno benefico quando le persone che lo praticavano regolarmente non si concentravano su respirazione e rilassamento o meditazione. In queste circostanze, lo yoga è stato associato a riduzioni medie di 6 mmHG in più nella pressione sistolica e di 3 mmHG in più di quella diastolica rispetto ai gruppi che non hanno fatto attività fisica.

I partecipanti allo studio hanno iniziato con valori pressori medi di 129,3/80,7 mmHG. Ciò indica che le riduzioni associate allo yoga potrebbero essere efficaci per trportare alcune persone nei limiti normali.

Fonte: Mayo Clinic Proceedings 2019

A cuore aperto

Oggi mi è capitato di vedere una pubblicità abbastanza impattante su un medicinale omeopatico appena uscito per calmare ansia e attacchi di panico. Mi ha fatto riflettere….ho pensato subito che sarà un medicinale che andrà a ruba perchè, purtroppo, gran parte di noi conosce questi spiacevoli compagni di viaggio. Però ho anche pensato che la pratica costante dello yoga può avere la stessa efficacia di un medicinale come questo, attenzione non voglio sminuire l ‘efficacia del prodotto in questione, anche io prendo fiori di bach e aiuti omeopatici, ma il punto è che l informazione di massa non ci aiuta a capire che questi prodotti funzionerebbero 100 volte meglio se associati a discipline come lo yoga, ti passano il messaggio che hai a disposizione un nuovo prodotto che può far tacere il tuo malessere. Ma è davvero questa la strada giusta?

Bè mi sento proprio di dire di no! I medicinali, tutti, omeopatici e non, sono aiuti che ti supportano in maniera adeguata, ma se accompagnati ad un percorso interiore, allora troviamo la strada per la cura .

Quando mi sono avvicinata al mondo dello yoga, l’ ho fatto proprio per gli stessi motivi di cui vi stò parlando, è difficile per me, ma per spiegarmi a fondo devo per forza aprirvi il mio cuore…..Ho cominciato a soffrire di attacchi di panico a 15 anni a seguito di numerosi sgambetti che la vita mi ha fatto. Non sono passati tanti anni, ma nel 1995 chi aveva questo tipo di malessere non era capito. Provai a parlarne ad un medico e lui mi diede l unica alternativa di un’appoggio psichiatrico, ovviamente fui terrorizzata dall’ipotesi e così decisi che era meglio se l’avessi tenuto per me. Il risultato fù un graduale peggioramento che mi portò a chiudermi, spaventata sempre di più dal mondo intorno a me, a non mangiare fino all anoressia, a vivere ogni giorno come un’ostacolo invalicabile. Ho continuato la mia vita, ma l’unico sentimento dal quale ero pervasa per la maggior parte del tempo era la paura.

Ho provato di tutto, dopo essermi sposata ho cominciato anche a farmi seguire da uno psicologo e devo dire che mi ha chiarito tanti punti, mi ha aiutato sicuramente, è un percorso che mi sento di consigliare, ma se non decidi si superare quel muro, nessuno potrà mai farlo per te…..anche se lo vorresti tanto.

Dopo la nascita del mio primo bambino ho deciso che dovevo fare ancora di più, avevo sentito parlare di yoga ma non sapevo bene in cosa consisteva, così mi iscrissi ad un corso. Da quel giorno questa disciplina è entrata nella mia vita a tal punto da volerne fare il mio lavoro, mi sono formata, diplomata e ho cominciato ad insegnare, e il motivo per cui l ho fatto è perchè lo yoga mi ha cambiato la vita, mi ha obbligato a fermarmi e guardarmi dentro, guardare quei mostri che tanto mi facevano soffrire, è stato difficilissimo e lo è tutt’ora, ma come facciamo a leggere un libro dalla copertina? Ecco lo yoga, per me, è questo: Aprire il tuo libro………quello che ci leggerai, potrà non piacerti, ma sei tu, è la tua vita, è ciò che ti ha reso quello che sei oggi, e quel libro puoi non limitarti solo a leggerlo, ma continuare a scriverlo, nel modo in cui vuoi tu. Capire che siamo noi a determinare l’ evolversi della nostra vita è un grande passo, certo ci sono eventi che non possiamo modificare e che talvolta ci travolgono, ma possiamo modificare il modo in cui li affrontiamo.

Siamo noi a decidere per noi, questo, il più delle volte, è quello che più spaventa.

Ad oggi, dopo 13 anni dalla mia prima lezione di yoga, le mie paure esistono ancora, tante volte lascio che comandino loro, il mio percorso non è finito. Oggi però le chiamo per nome, le riconosco, non me ne vergogno più e a piccoli passi gli tolgo sempre più potere, perchè il mio libro deve esplodere di colori , non lo voglio in bianco e nero!

Quando insegno è questo il mio obiettivo, cercare di portare colore nella vostra vita. Cercare di trasmettervi quel messaggio così importante che le redini le abbiamo in mano noi e non gli eventi, non il nostro passato, non i nostri traumi e il modo più efficace per capirlo è accettare, fermarsi, guardare, lasciarsi pervadere da quelle paure dalle quali scappiamo ogni giorno, perchè fuori dalla nostra mente sono solo piccoli granelli di sabbia.

In conclusione, si, i farmaci servono e aiutano, mai direi il contrario, ma per andare a fondo l’ ingrediente di cui avete bisogno è la vostra forza di volontà, affrontateli quei mostri, lo yoga è un’aiuto efficacissimo in questo, ma non sono qui a promuoverlo, ci sono tante altre discipline. Il mio intento è quello di chiedervi di non fermarvi al farmaco, è quello di informarvi che potete salvarvi da quel buio, ma lo dovete decidere voi, è quello di dirvi di non limitarvi a far tacere il sintomo ma di curarne la causa.

“Andare sulla luna, non è poi così lontano. Il viaggio più lontano è quello all’interno di noi stessi” (Anais Nin)

I CHAKRA

I chakra sono centri energetici che aiutano a ricevere i vari tipi di energia e informazioni dall’universo. Non si sa quanti siano i chakra negli esseri umani dal momento che il loro studio è in continuo sviluppo ma sette sono quelli considerati principali che sono localizzati lungo la colonna vertebrale. I Chakra sono centri energetici posizionati lungo la colonna vertebrale che agiscono come un portale che connette la persona con l’energia dell’universo. Conoscere il significato di ogni Chakra permette di usare l’energia per trovare la via di un benessere personale superiore.

La teoria dei Chakra nasce con i testi tantrici in India circa 4.000 anni fa. Su questa dottrina è basata la pratica della meditazione e dello yoga, la riflessologia e lo shiatsu. La parola “Chakra” in sanscrito significa “cerchio”, “vortice”: l’energia vitale scorre in un movimento circolare attraverso i Chakra, che costituiscono i centri dell’energia spirituale a livello fisico. Nella tradizione, questi punti del corpo permettono di accedere all’equilibrio tra mente e corpo attraverso degli esercizi, causando un effetto sull’attività dell’organismo, sui suoi disturbi e sulle emozioni.

Le parti del corpo in cui sono posizionati i chakra agiscono come valvole dell’energia vitale, detta ki, o prana, che può originare problemi nel caso di un blocco del flusso.

Se una persona sperimenta emozioni negative e non riesce a godere delle gioie della vita, la causa è un’alterazione della circolazione dei flussi di energia e il blocco dei chakra. Per sentirci bene, avere una buona salute, risorse finanziarie illimitate, comunicare liberamente con gli altri, è necessario che l’energia vitale scorra liberamente nei canali energico-informativi. Vediamo insieme cosa sono nel dettaglio i 7 chakra e i perché di un eventuale blocco.

Mūlādhāracakra

Primo dei 7 chakra, si trova nel perineo e ci mette in contatto con la terra, fornisce energia vitale e fiducia in noi stessi. Se avverti sensazioni di paura significa che hai un blocco energetico nel primo chakra. Se fai finta che tutto va bene quando invece dentro di te è tutto compresso dalla paura, allora il problema non andrà mai via. Rimuovi le tue paure dalle profondità del subconscio, risolvile e perdonati per il fatto che, coltivando la paura, hai causato del male al vostro corpo.

Il primo Chakra, detto della radice, può essere bloccato a causa della paura e del senso di colpa. Gli esercizi fisici migliori per aprire il Chakra della radice sono le camminate, i salti sul posto e il ballo. Lo yoga è uno strumento molto utile contro il blocco, soprattutto se praticato nella natura. Potete fare yoga e meditazione usando oli essenziali come il rosmarino e il cipresso.

Svādhiṣṭhānacakra

Secondo dei 7 chakra, si trova appena sotto l’ombelico e il suo compito è essere responsabile della soddisfazione dei bisogni, delle emozioni e della realizzazione creativa. La colpa è il sentimento che crea il blocco di energia nel secondo chakra. Trovate la forza di assumevi le vostre colpe e sentitevi liberi.

Il Chakra sacrale risulta bloccato quando vi sentite insoddisfatti e incapaci di esprimervi liberamente e avete problemi nelle relazioni. La stimolazione del secondo Chakra avviene attraverso l’idromassaggio, gli esercizi in acqua e lo stretching per la schiena, mentre la meditazione che lo attiva si concentra sulla respirazione e fa uso di oli essenziali come sandalo e arancia amara.

Maṇipūracakra

Terzo dei 7 chakra, si trova presso il plesso solare e scaturisce dal senso di frustrazione e di vergogna. Questo chakra ci dà il potere dell’intenzione ed è il responsabile delle nostre azioni. Solo l’analisi delle cause delle emozioni negative e distruttive di questo chakra può permetterne lo sblocco.

I sintomi del blocco del terzo Chakra, il Chakra del plesso solare, sono i disturbi digestivi, la stanchezza e la mancanza di fiducia in se stessi. Per aprire il plesso solare, diffondete in casa le essenze di lavandacamomillalimone e anice mentre svolgete gli esercizi di yoga e la meditazione. Infine, sdraiatevi in posizione supina e ponete le mani sul ventre, concentrandovi sull’energia che il plesso solare è ora pronto a ricevere.

Anāhatacakra

Quarto chakra dei 7 chakra, il chakra del cuore, è responsabile del sentimento di profondo amore, dell’ispirazione e delle emozioni positive. Il dolore e altri stati emotivi ad esso affini bloccano Anāhatacakra. Il blocco di questo chakra è accompagnato da dolore e da spiacevoli sensazioni nella zona del cuore. Il blocco dei chakra umani, soprattutto quello del cuore, richiede un grande sforzo per mostrare la volontà di superare questa condizione. Se anāhatacakra è bloccato cerca di superare l’apatia e il dolore e riguarda la tua vita dal profondo.

Il Chakra del cuore viene stimolato attraverso il colore verde e con le essenze di rosagelsomino e vaniglia. Quando il centro del cuore è bloccato si sperimenta una tendenza alla solitudine e possibili patologie respiratorie e cardiache. Per aprire il Chakra del cuore fate esercizi di respirazione concentrandovi sul verde e cercate il contatto con la natura, per esempio curando le piante e gli animali. Ascoltate musica gioiosa che vi predispone alla serenità nei rapporti.

Viśuddhacakra

Quinto dei 7 chakra, il blocco si verifica quando una persona sta mentendo a sé stessa o ad altri. Bisogna essere onesti con noi stessi e verso gli altri. Il viśuddhacakra si trova a livello della gola e permette di esprimere le opinioni, comunicare con gli altri ed esprimere la propria vena creativa.

Il blocco del Chakra della gola comporta dolori nella zona del collo e delle spalle e compromette la capacità di ascoltare. Per aprire il Chakra della gola circondatevi del colore celeste, guardando il cielo e il mare, ascoltate musica cantata e usate gli oli essenziali di eucaliptomenta e zenzero. Per praticare la meditazione sedetevi a gambe incrociate, congiungete le mani all’altezza del petto, inspirate profondamente col naso e concentratevi sulla gola, per poi espirare.

Ājñācakra

Sesto dei 7 chakra, si trova nella zona dei “tre occhi” ed è responsabile dell’intuizione e della comunicazione con il subconscio. Vivere nel sogno, lontano dalla realtà, blocca questo chakra. Sogna ma sforzati di tradurre i sogni in realtà, altrimenti rimarranno solo una fantasia.

Il blocco del sesto Chakra, il terzo occhio può portare mal di testa e problemi alla vista, mentre dal lato psicologico causa una difficoltà nel dirigere i propri pensieri a un obiettivo, con il rischio di restare bloccati in un mondo immaginario e avere allucinazioni. Per aprire questo Chakra cercate di eliminare la confusione mentale, leggendo romanzi e usando la saggezza orientale e occidentale come una guida alla meditazione. Massaggiate le tempie con olio essenziale di violetta e di citronella e fate esercizi di yoga assumendo la posizione fetale.

Sahasrāracakra

Infine, settimo dei 7 chakra, si trova nella zona della “fontanella”, sulla sommità del capo e ci permette di percepire l’energia cosmica. Un forte attaccamento a tutto ciò che è terreno come il lavoro, la casa e la gente bloccano il sahasrāracakra. Sbloccare il settimo chakra è possibile solo dopo essersi sbarazzati del senso di appartenenza e di attaccamento.

Il settimo Chakra, il Chakra della corona è quello che governa il pensiero e l’autocoscienza. Se il Chakra è bloccato si tende alla rigidità mentale e alla depressione e si è portati ai disturbi del sistema immunitario. Per liberare il settimo Chakra cercate la pace interiore praticando yoga diffondendo oli essenziali di geranio e legno di rosa e praticate la meditazione aiutandovi con dei mantra che permettano di pronunciare a lungo la lettera “M”, facendovi rilassare.

Una volta capito il perché del blocco, ora è necessario chiedersi come aprire i 7 chakra. Per comprenderlo meglio, è interessante osservare che gli induisti rappresentano i chakra come fiori di loto, disegnandone anche i petali. E come fiori di loto, i chakra possono aprirsi o chiudersi, cioè essere in risonanza con il sistema-organismo, oppure funzionare in modo non equilibrato.

In sanscrito esiste un termine per indicare l’apertura dei chakra. È shatchakrabedha o shatchakra – bedha, di cui si parla nel Tantra della Grande Liberazione. Secondo questo testo, aprire i chakra, significa consentire a kundalini, l’energia serpentina che dimora alla base della colonna vertebrale, di risalire lungo il corpo fino al samadhi o all’unione suprema con il Divino.

Per aprire i chakra in realtà è necessario fare un importante e profondo lavoro su se stessi che aiuti, lentamente, ad acquisire più sensibilità e consapevolezza. Lo stesso Carl Gustav Jung, psichiatra, psicoanalista, antropologo, filosofo e accademico svizzero, una delle principali figure intellettuali del pensiero psicologico e psicoanalitico, asseriva che l’apertura dei chakra è un processo legato all’individuazione e alla realizzazione, lungo la via che conduce dall’ego al sé impersonale.

Lo yoga con le sue asana, le meditazioni, i mantra e il pranayama sono sicuramente tra gli strumenti più validi allo sblocco dei chakra

Fonti varie.

YOGA POSTURALE

Quante volte abbiamo sentito dire quanto è importante mantenere una postura corretta? Nonostante ciò spesso ci ritroviamo con spalle, schiena e collo doloranti, a causa proprio di errori di postura;  il troppo tempo passato davanti a una scrivania o davanti a un pc, le posizioni scorrette assunte durante la notte o alcune torsioni azzardate e inaspettate causano infatti atteggiamenti posturali dannosi che con il tempo procurano rigidità e dolore. Scopriamo dunque insieme come combattere il mal di schiena con lo yoga posturale e quali sono gli asana migliori per correggere i nostri piccoli difetti posturali

I disagi che possono essere causati da una postura non corretta sono molteplici; più vengono trascurati, inoltre, più si aggravano, con il rischio di diventare cronici.
Uno dei problemi più frequenti, anche fra i più giovani, è l’artrosi, ossia il progressivo consumo delle cartilagini delle vertebre cervicali che porta irrigidimento e molto dolore.
Altrettanto fastidiosi, nonché in costante aumento, sono anche i problemi di scoliosi, di cifosi, di lordosi e di asimmetria dell’anca; anche questi ultimi sono riconducibili spesso alla vita eccessivamente sedentaria e all’abuso di dispositivi tecnologici che costringono a tenere il collo incassato.

Non dimentichiamo, inoltre, che una corretta postura è anche indice di equilibrio tra corpo e mente e non dipende solo da volontà e pratica. L’abitudine a tenere le spalle curve, ad esempio, nasconde una profonda insicurezza, così come, al contrario, la testa tenuta troppo alta solitamente nasconde una personalità troppo dominante e prepotente; praticare lo yoga posturale porta quindi benefici non solo fisici, ma aiuta a lavorare anche sul piano psico-fisico ed emozionale.

E’ forse limitante parlare di yoga posturale perché, in effetti, tutto lo yoga è adatto per mantenere una corretta postura. L’allenamento all’ascolto del proprio corpo, alla concentrazione, alla propriocezione e alla meditazione, infatti, permettono di portare ciò che si impara e si sperimenta sul tappetino anche nella vita di tutti i giorni; ciò comporta che le posizioni corrette apprese durante la pratica diventano sempre più naturali e spontanee, così come diviene sempre più semplice acquisire e mantenere una corretta igiene posturale.

Lo yoga posturale ha, però, il principale obiettivo di correggere i problemi e gli squilibri posturali; possiamo considerarlo una sorta di derivazione occidentale della pratica originaria, visto che si concentra proprio su quelle posizioni che sfruttano i riflessi neuro muscolari per ripristinare la condizione di equilibrio; in questo modo è possibile combattere un torcicollo, risolvere un mal di schiena, lenire il dolore cervicale e, più in generale, acquisire una condizione armonia e di benessere. Ovviamente anche lo yoga posturale, sebbene abbia una vocazione più fisica, mantiene anche la componente spirituale; non mancano infatti gli asana dedicati al rilassamento e alla concentrazione e gli esercizi di respirazione.

Da aggiungere, per concludere, che lo yoga posturale si rivela perfetto anche quando si deve recuperare la condizione fisica dopo un incidente o un’operazione; possiamo quindi considerarlo una forma base dello yoga terapeutico.

Yoga posturale: a chi è adatto

Come abbiamo già detto i problemi di postura stanno diventando sempre più frequenti a qualsiasi età; secondo recenti studi il 20% della popolazione mondiale soffre di mal di schiena e non è così azzardato affermare che si tratta di uno dei problemi principali dell’era moderna.

Per questo lo yoga terapeutico è adatto per chiunque soffra di squilibri posturali, e quindi si rivela perfetto per:

  • i giovani che passano troppo tempo seduti a una scrivania;
  • gli anziani che hanno le articolazioni un po’ usurate e irrigidite;
  • chiunque passa troppo tempo in piedi per lavoro ed è costretto ad assumere posizioni scorrette durante la giornata;
  • chi è dovuto stare fermo per tanto tempo e sta affrontando un percorso riabilitativo. 

Cit.